Pagamenti da Mobile, l’Italia che innova

Pubblicato il 15 Gen 2015

Manuela Gianni

Nicola Cordone, Senior Vice President Sia

Le promesse si sono avverate. Conclusa la lunga fase delle sperimentazioni, il 2014 è stato l’anno del definitivo decollo dei pagamenti NFC in Italia. Ma è stato anche un anno di grande fermento a livello internazionale, con l’annuncio di Apple Pay e tante altre novità. Con Nicola Cordone, Senior Vice President di SIA, facciamo il punto sull’evoluzione del mercato.

Nel 2014 sono partiti i primi servizi commerciali italiani ma abbiamo visto anche l’ingresso nel mercato di nuovi player. Quali scenari si stanno aprendo nell’ambito del Mobile Payment?

Il mercato inizia ad avere valori significativi: secondo le stime di Capgemini, nel 2014 ammonta a circa 300 miliardi di euro con un incremento di oltre il 60% rispetto al 2013. La crescita si accompagna a una forte evoluzione che coinvolge attori diversi, oltre alle banche.

Ci sono innanzitutto le Telco, che vedono nei pagamenti da cellulare un’opportunità di crescita per far fronte alla pressione competitiva che stanno subendo: pensiamo, ad esempio, alla riduzione degli sms portata dai nuovi servizi di instant messaging.

Negli ultimi mesi abbiamo assistito al lancio dei servizi commerciali NFC: Vodafone con CartaSi e MasterCard, tramite la piattaforma SIA, ha lanciato la carta prepagata Smartpass, che può essere dematerializzata nello smartphone per i pagamenti contactless, mentre TIM ha risposto con SmartPAY, realizzata con Intesa Sanpaolo e Visa.

I circuiti internazionali sono partner delle banche ma hanno iniziato a offrire anche soluzioni proprie, in competizione diretta, ampliando così il loro posizionamento nella value chain. Ma i concorrenti più pericolosi sul mercato sono le grandi dotcom, come Apple, Amazon, Google e Paypal: hanno una base clienti molto ampia, offrono una elevata user experience e sono dotate di una capacità di investimento formidabile.

In questo scenario di competizione crescente, come possono le banche mantenere il loro ruolo?

Le banche stanno spingendo da tempo sull’Internet banking e sui canali digitali, ma devono accelerare sull’innovazione e offrire alla clientela soluzioni sicure, semplici e su scala globale. In un primo momento hanno trascurato la minaccia che arrivava dalle Internet Companies, ma oggi è evidente che devono reagire: basti pensare che PayPal ha conquistato in pochi anni il 20% del mercato dei pagamenti su web.

Peraltro, la riduzione a livello europeo delle interchange fee, ovvero le commissioni interbancarie cross border, ha eroso non poco la marginalità delle carte di debito e di credito. E non è finita, visto che nei prossimi mesi diminuiranno in modo sensibile le commissioni sulle transazioni domestiche che rappresentano oltre il 95% di quelle totali. Un recente studio di Boston Consulting Group stima una contrazione del fatturato delle banche in Europa pari a 8 miliardi di euro l’anno, solo per effetto del calo di queste commissioni.

Gli istituti italiani si sono già mossi su più fronti, in particolare sull’NFC, un ambito in cui gli investimenti sono partiti due anni fa: oggi nel nostro Paese è davvero possibile pagare avvicinando lo smartphone al POS, senza digitare il PIN per importi inferiori a 25 euro.

Nei pagamenti NFC l’Italia è all’avanguardia, dunque…

Telecom Italia, Vodafone, BNL, Intesa Sanpaolo, Mediolanum, Poste Italiane e UBI stanno già offrendo il servizio. I numeri sono ancora piccoli ma la user experience del pagamento è molto efficace. Anche l’infrastruttura è operativa: sono stati sostituiti più di 300mila POS e tutti i nuovi terminali che vengono installati sono dotati di tecnologia NFC. Gli esercenti sono pronti, anche perchè in circolazione abbiamo già 7 milioni circa di carte contactless. E anche le nuove SIM, ora, sono NFC.

Ma l’aspetto più importante riguarda la creazione di un ecosistema nazionale dei pagamenti contacless tra telco e banche: un modello collaborativo unico, anche a livello europeo, che consente a tutti i loro clienti di usare i servizi NFC e caricare, con la massima flessibilità, qualunque tipo di carta. Un’innovazione che si sta estendendo ora anche alle soluzioni di couponing.

Che ruolo ricopre SIA in questo ecosistema?

Siamo stati i primi in Europa a lanciare una piattaforma aperta. Operiamo come Trusted Service Manager, un abilitatore dei pagamenti NFC, ovvero mettiamo in collegamento banche, telco e imprese, garantendo interoperabilità. Grazie a SIA il cittadino può usufruire di un servizio che è disponibile qualunque sia l’operatore telefonico, la banca, il cellulare NFC e lo strumento di pagamento scelto, che si tratti di carta di debito, credito o prepagata, sia Master- Card che Visa.

Quale sarà l’impatto di Apple Pay in questo contesto?

Il lancio di Apple Pay è la principale novità di questi ultimi mesi. Un fatto molto positivo, perchè conferma che l’NFC è la tecnologia del futuro e quindi che gli investimenti fatti in Italia vanno nella giusta direzione. La soluzione di Apple è particolarmente semplice, e questo aiuterà la diffusione dei pagamenti contactless: per registrare la propria carta nello smartphone basta fotografarla o recuperarla da iTunes e inoltre si utilizza l’impronta digitale al posto del PIN.

Ci sono anche delle ombre ed è difficile prevedere quale sarà l’impatto in Europa quando il servizio arriverà, perchè il modello utilizzato negli Stati Uniti non è sostenibile. Per ogni acquisto Apple trattiene infatti una percentuale pari allo 0,10-0,15% del valore del transato, ma in Europa e in Italia i margini sono molto più bassi rispetto agli USA. Attualmente anche negli States non tutte le reazioni sono state positive: sta nascendo un sistema alternativo, CurrentC, spinto da alcuni importanti merchant che punta sul pagamento attraverso il bonifico, proprio in risposta a Apple.

Google intanto sta spingendo il modello HCE…

Il modello di Google, che prevede la memorizzazione della carta nel Cloud, è un’alternativa alle soluzioni che ospitano il secure element nella SIM oppure nel telefono. Nella filiera non è previsto l’operatore telefonico.

Al momento, però, ha una base raggiungibile limitata: funziona solo su smartphone con sistemi Android 4.4 e superiori, che sono di più dell’iPhone 6 che supporta Apple Pay, ma ancora pochi.Il modello SIM based, invece, è per tutti. La competizione fra questi diversi sistemi farà comunque bene al mercato ed è difficile dire oggi quale sarà il modello vincente.

Quali sono le più recenti novità introdotte da SIA in questo ambito?

Il nostro obiettivo è sempre quello di fornire servizi innovativi e contribuire a trainarne lo sviluppo nel mercato nazionale e internazionale. Di recente abbiamo lanciato per primi in Europa una soluzione “Person to Person” (P2P) denominata Jiffy, per trasferire denaro fra persone in tempo reale e in modo facile, come mandare un messaggio su WhatsApp, associando l’IBAN al numero di telefono.

Siamo ottimisti: abbiamo già sottoscritto accordi con diverse banche, che coprono oltre il 60% dei conti correnti italiani e pensiamo a breve di arrivare all’90%. La prospettiva è di lanciare il servizio in alcuni Paesi europei visto che è basato su un bonifico Sepa e che diversi primari gruppi bancari stranieri hanno già dimostrato forte interesse su Jiffy. Inoltre, è prevista una versione “Person to Business” (P2B), ad esempio per pagare un taxi o gli acquisti in negozio.

Siamo poi impegnati nello sviluppo del wallet, che si sta arricchendo di nuovi servizi relativi a bollette, canoni, coupon: abbiamo contribuito al lancio di diversi wallet tra cui Wow di Chebanca!, una soluzione innovativa che semplifica i pagamenti su internet. C’è anche l’area del mobile ticketing dove intendiamo arrivare a realizzare una soluzione unica a livello italiano, come alternativa a esperienze verticali presenti in alcune regioni. Non è semplice ma provate a immaginare i vantaggi di avere un solo biglietto nazionale sullo smartphone. Inoltre, siamo coinvolti in diversi progetti di smart city che partiranno a breve.

Qual è, in conclusione, il messaggio di SIA per il mondo bancario?

Siamo convinti che l’unico modo per le banche di contrastare i colossi del mondo internet è unire le forze, guardare al mercato di oltre 400 milioni di correntisti europei, per competere su larga scala. È il senso di Jiffy. Non ci sono fee da pagare ai circuiti internazionali e si porta avanti con forza la guerra al contante.

Le banche hanno tutte le carte in regola per vincere questa partita: abbiamo creato insieme una roadmap per l’evoluzione del servizio e siamo certi che la community diventerà sempre più grande. È indubbio che l’Italia può avere un ruolo importante in Europa: se è vero che si fa ancora tanto uso del cash, sul fronte dei servizi di pagamento mobile e delle carte prepagate siamo già indiscussi protagonisti.

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