Studio CA Technologies – Finextra: solo il 50% delle banche pronte per la PSD2

La ricerca “PSD2: a strategic game-changer with a long-term impact” analizza la situazione degli istituti di credito a livello europeo a fronte dell’entrata in vigore della direttiva PSD2. In Italia solo la metà ritiene di ottemperare ai requisiti minimi

Pubblicato il 13 Gen 2018

Fabrizio Tittarelli, CTO di CA Technologies Italia

L’Europa delle banche è pronta per la PSD2? In occasione dell’entrata in vigore della Payment Services Directive 2 lo studio “PSD2: a strategic game-changer with a long-term impact” commissionato da CA Technologies e realizzato da Finextra risponde a questo interrogativo definendo il profilo e l’atteggiamento delle banche europee. Al momento dell’entrata in vigore della PSD2 (13 gennaio 2018) le banche italiane si dividono in parti eguali (50%) tra chi ritiene di garantire la conformità ai requisiti minimi della nuova direttiva entro i tempi previsti e chi ancora ammette di non essere pronto. Impreparate si, e in ritardo, ma con lo “spirito giusto“, se li legge il dato proposto dallo studio legato alla percezione del ruolo e delle prospettive della PSD2: non una “minaccia” e non un “fastidioso” adeguamento, ma una opportunità, magari un po’ forzata, e una occasione per fare innovazione. Questo il pensiero del 96% delle banche italiane, una quota ampiamente (+10%) superiore alla media europea.

PSD2 come una occasione per fare innovazione

E quello dell’orientamento allo sviluppo appare come uno dei segnali più forti che emergono dalla ricerca. La PSD2 per le banche italiane è un vettore strategico di innovazione: il 68% del campio della ricerca, in una quota che è il 10% più elevata rispetto alla media europea, è convinto che il rispetto della PSD2 incide direttamente sulle strategie di sviluppo, mentre solo il 21% è invece convinto che la direttiva sia un “mero” obbligo normativo. Se poi si legge il dato dello studio che arriva da CA Technologies relativo agli attori che nelle imprese del credito sono coinvolti sul “progetto PSD2” si vede per questa operazione sono chiamati in causa anche i responsabili della Digital Transformation a testimonianza del valore innovativo su tutti i processi digitali (e non solo su quelli dei pagamenti digitali) con cui viene recepita la nuova direttiva.

Verso l’Open Banking con la sperimentazione

La ricerca, realizzata da Finextra, evidenzia che nel nostro paese prevale anche un atteggiamento di sperimentazione e in particolare il 36% delle organizzazioni italiane avrebbe già implementato uno o più servizi ispirati alla PSD2. La percentuale di imprese nella stessa situazione scende sensibilmente se si guarda alla Germania ferma al 17% e comunque superiore alla Francia a sua volta a quota 30%. La metodologia Agile sembra aver convinto il 14% degli istituti del nostro paese che in questo modo si organizzano anche per spingere i processi di innovazione e per sviluppare nuovi servizi orientati ai clienti cercando un adattamento graduale alle norme ma anche cercando di dare vita a nuovi servizi nella forma di software factory ripetibile.

La Payment Services Directive 2 e le tecnologie

La PSD2 è anche e soprattutto una questione di tecnologie: nell’83% degli intervistati, l’acquisizione di nuove tecnologie appare determinante per l’attuazione della PSD2 e dell’open banking. In termini poi di provider la stragrande maggioranza degli intervistati dichiara di preferire un modello one-stop-shop. E da questo profilo arriva anche la forte e strategica attenzione alle API (Application Programming Interface) con il 28% delle banche che le colloca al primo o secondo posto nel ranking d’importanza, mentre una rilevante quota (21%) guarda con attenzione alla possibilità di dare vita e partecipare a ecosistemi orientati ai clienti in forma di partnership con il mondo Fintech.

Tittarelli, CA Technologies: PSD2 come occasione per “guardare avanti”

Per Fabrizio Tittarelli, CTO di CA Technologies Italia, la chiave di lettura dello studio deve essere fortemente legata al fattore tempo. Molte banche italiane prevedono di limitare l’impegno in prima battuta nell’adeguamento ai requisiti minimi della PSD2, ma hanno lo sguardo verso un orizzonte di più lungo periodo dove questa direttiva porterà frutti a livello di innovazione e di nuove iniziative. Ma per sfruttare questa opportunità secondo Tittarelli le banche hanno la necessità di adottare un’ottica più strategica con interventi di innovazione tanto a livello di architetture applicative, quanto di partnership sia per accelerare lo sviluppo di innovazioni specifiche sui pagamenti digitali sia per attuare modelli indirizzati all’open banking e al digital banking.

Cosa faranno gli OTT? Google, Amazon, Facebook, Apple

Ma la Payment Services Directive 2 è stata sempre accompagnata anche da una percezione, non esattamente velata, di minaccia. Dove sono finite queste paure? Cosa dice al riguardo la “PSD2: a strategic game-changer with a long-term impact”? Come si misura il rapporto tra banche e nuovo ruolo degli OTT (Over The Top) del mondo digitale?

La minaccia c’è e non è certo trascurata, tutt’altro. Il 44% delle banche italiane ritiene gli OTT del digitale e in particolare Google, Amazon, Facebook, Apple, ovvero il quartetto che anima l’acronimo GAFA rappresenterà la minaccia più grande. Ma è una prospettiva che va ancora studiata e analizzata che richiede tempo e nel breve periodo non rappresenta comunque un pericolo. A parte i grandi nomi del digitale che già si sono attivati con operazioni e progetti finalizzati al mondo dei digital payment per le banche italiane ci sono poi le nuove forme di concorrenza che arrivano da altri operatori bancari di tipo convenzionale. Per il 26% degli intervistati le banche tradizionali con la loro gestione delle relazioni con la clientela e con tutto il patrimonio di conoscenze, di dati (e di opportunità legate ai Big Data) possono trovare nelle spinte innovative indotte dalla PSD2 una occasione di sviluppo e dunque possono a loro volta rappresentare una minaccia.  Da qui l’attenzione verso i modelli di business focalizzati sui processi di payment initiation e payment aggregation, per gestire anche la rinnovata concorrenza di player di lungo corso. E guardando ai modelli di business previsti per la conformità alla direttiva PSD2, dallo studio emerge come i maggiori consensi sembrano indirizzati all’AISP (Account Information Service Provider) che raccoglie il consenso dell’86% degli intervistati intenderebbe adottare il primo (11% in più della media europea) e, con l’81% delle manifestazioni di interesse, il PISP (Payment Initiation Service Provider).

Il ruolo delle Fintech

Sempre rimanendo nell’ambito dell’analisi della possibile concorrenza il 14% delle banche italiane ritiene che la minaccia più temibile in arrivo con gli effetti della PSD2 è rappresentata dai digital challenger bancari, vale a dire da quelle Fintech che nascono proprio per sfruttare le opportunità della direttiva PSD2. Imprese agili senza i vincoli del mondo legacy, abili e pronte nell’adozione di soluzioni API-based. Anche per questi scenari di minacce e nuove forme di concorrenza per Tittarelli, il mondo bancario sembra propenso a evolvere dalla “vecchia” concorrenza verso forme di partnership e di collaboration e anche per questo l’offerta di CA Technologies, grazie in particolare alle soluzioni di API Management, guardano a forme di abilitazione di nuovi modelli collaborativi, ad esempio con la gestione della connessione tra istituti finanziari e il mondo dei TPP, mentre a livello di security la società ha lavorato su soluzioni per la strong authentication e la sicurezza dei pagamenti imposte dalla PSD2 per la validazione degli utenti e delle operazioni bancarie.

Ma i clienti sono pronti all’Open Banking?

Ma quali sono i problemi più rilevanti nel percorso verso la PSD2 e come verrà vissuta dai clienti? Che impatto avrà?

Lo studio Finextra osserva che per il 79% degli intervistati l’attuazione della PSD2 si scontra con problemi legati alla mancanza di competenze, ai vincoli di budget, all’evoluzione tecnologica e ai limiti dei sistemi legacy, oltre che a tematiche inerenti alla sicurezza.

Guardando ai clienti per il 50% delle banche italiane, ovvero per il 13% in più della media europea, i clienti non sono pronti per l’open banking.

Come è stata realizzata la ricerca: metodologia

Lo studio è stato condotto da Finextra con il contributo di oltre 200 operatori professionisti in rappresentanza di 89 banche di 14 Paesi europei (Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Norvegia, Paesi Bassi, Portogallo, Regno Unito, Spagna e Svezia) nei mesi di giugno e luglio 2017.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Articoli correlati

Articolo 1 di 3