PayTipper, un 2017 fitto di progetti

Pubblicato il 22 Nov 2016

Angelo Grampa, amministratore delegato di PayTipper

Giuseppe Aliverti

Angelo Grampa, amministratore delegato PayTipper

Dai pagamenti “pagoPA” alla licenza di acquiring per il circuito PagoBancomat, dal sostegno ad Airc per la ricerca sul cancro ai nuovi progetti per il canale vending, il 2016 è stato un anno ricco di novità e impegni per PayTipper, l’istituto di pagamento – uno dei primi autorizzati dalla Banca d’Italia – che eroga servizi innovativi, sicuri e ad alto livello di customizzazione per privati, aziende e reti.
Per tracciare un primo bilancio di quest’anno e anticipare i programmi per il prossimo, PagamentiDigitali.it ha intervistato Angelo Grampa, amministratore delegato di PayTipper Spa.

Quali sono gli impegni in vista per il 2017?
Il 2017 si costruisce su quanto abbiamo fatto nel 2016. Il capitolo più importante di quest’anno è che abbiamo messo in produzione la nostra infrastruttura di acquiring per Pagobancomat. Si tratta di un fondamentale asset strategico, che nel 2017 finalmente potremo mettere a frutto. Potremo innanzitutto avvantaggiarci della nostra posizione abbastanza peculiare di essere l’unico operatore non bancario a disporre di una licenza di acquiring per il Pagobancomat, e potremo quindi giocare un ruolo di abilitatore anche per soggetti che vogliono entrare nel mercato italiano e per i quali è fondamentale la possibilità di accettare i pagamenti nel circuito Pagobancomat. Allo stesso tempo, potremo andare a creare delle soluzioni verticali in nicchie di mercato particolarmente sensibili alla creazione di modelli di pagamento integrati nel loro business.

Può farci qualche esempio in proposito?
Il primo che mi piace ricordare è legato al mondo delle vending machine. È chiaro che il mondo dei micropagamenti è in grande espansione: il fatto di poter avere una nostra infrastruttura ci permette di controllare meglio la struttura dei costi. E questo è un fattore abilitante a creare un’offerta realmente interessante per il settore del vending, che ha problematiche molto peculiari, legate soprattutto alla modesta entità delle transazioni. E anche in altri ambiti stiamo creando delle soluzioni verticali. Sono tutti di grande interesse. Ne cito uno per tutti: il mondo assicurativo, per il quale stiamo creando, insieme ad alcuni partner, delle soluzioni che permettano di garantire la chiusura e il perfezionamento delle polizze direttamente in agenzia, senza i tempi morti legati al riconoscimento del pagamento.

Le soluzioni studiate per il canale vending – che in Italia è tra i più evoluti al mondo – potrebbero essere esportate anche oltreconfine?
Assolutamente sì: quest’esperienza delle vending machines, per quanto complessa e impegnativa, potrebbe diventare la prima opportunità per PayTipper per uscire dai confini italiani. Vogliamo creare una soluzione che sia poi esportabile e proponibile almeno in tutto il mondo SEPA.

Come prosegue lo sviluppo di Pagacomodo?
Quest’anno Pagacomodo ha fatto un passo in avanti importantissimo, perché abbiamo introdotto la possibilità ai nostri utenti di registrarsi. Questo vuol dire creare per l’utente un ambiente di interazione con cui così può familiarizzare e dove può ritrovare tutte le proprie informazioni. Noi vogliamo costruire ulteriormente su questo filone. Il primo passo che faremo i prossimi mesi sarà d’introdurre la tokenizzazione della carta di credito. L’utente può quindi registrare la propria carta di credito, i pagamenti diventano davvero una questione di pochi clic e così miglioriamo ulteriormente la user experience.
Stiamo inoltre lavorando per ampliare gli strumenti di pagamento utilizzabili su Pagacomodo: un grande impegno che stiamo portando avanti da diversi mesi. Posso solo anticipare che riteniamo di essere vicini a un accordo che potrebbe veramente cambiare in modo significativo la user experience dei nostri utenti. Infine, va sempre ricordato che attraverso Pagacomodo si può accedere ai pagamenti del PagoPA, il nuovo hub di pagamenti creato dall’agenzia per Italia Digitale, che diventerà uno dei motori fondamentali per la digitalizzazione del rapporto tra i cittadini e la Pubblica amministrazione. Noi siamo presenti: già oggi su Pagacomodo si possono pagare i pagamenti con il simbolo del PagoPA.

Quali sono gli sviluppi attesi dall’attivazione del circuito Pagobancomat?
Un passo importantissimo, da cui ci aspettiamo innanzitutto un guadagno in termini di marginalità per il business dei bollettini, dato che le transazioni Pagobancomat hanno un costo inferiore rispetto a quelle con carte internazionali. In più è un fattore abilitante allo sviluppo di nuovi modelli di business, e offre una grande possibilità di giocare un ruolo importante nel mercato italiano, che sta davvero cambiando in modo drastico, e quasi tumultuoso.

Quali sono le ragioni che vi hanno spinto a cambiare il logo?
Il cagnolino di PayTipper è un segno distintivo della nostra identità. Quando è nata PayTipper, avevamo in mente un business model molto B2C, per cui cercavamo un marchio che attirasse l’attenzione del consumatore e fosse in grado di creare simpatia. Con gli anni, il nostro business model è diventato prevalentemente B2B: perciò abbiamo voluto che la nostra corporate image rappresentasse meglio i valori e l’approccio con cui affrontiamo il mercato. E il nostro cagnolino è diventato forse meno ‘simpatico’ ma un pochino più serio, e anche più aderente all’identità attuale di PayTipper.

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