La salvezza delle banche? Fare gli Over-the-top

L’open banking, avverte un report di Indra, è l’ancora di salvezza per gli istituti di credito. La sfida è riqualificare la value proposition, attirando un network consistente di partner, dai fornitori ai consumatori, e creando un’efficace interazione di valore tra le parti

Pubblicato il 14 Nov 2017

Qonto e TeamSystem insieme nell'open banking

Se vogliono vincere le sfide del futuro, le banche devono replicare il modello di “open platform” dei giganti tecnologici come Google, Apple, Facebook e Amazon, al fine di costruire una nuova value proposition e di affrontare il tema della redditività attraverso la trasformazione digitale. La conclusione a cui giungono gli esperti di servizi finanziari di Indra, autori del report “La nuova banca, una piattaforma al servizio del tuo benessere finanziario”, non lascia ampi margini di manovra agli istituti di credito.

La flessione della redditività ha impattato il settore dei servizi finanziari per un decennio. Dal crollo di Lehman Brothers del 2008 le banche hanno visto il return on equity (RoE) scendere al di sotto del cost of equity e quindi la distruzione di valore per i propri azionisti. Un problema ormai cronico da cui le banche sanno di poter uscire solo con una riconversione del business attuata attraverso la trasformazione digitale. Lo studio cita l’ambizioso approccio dei giganti tecnologici come l’esempio di una consapevolezza che le regole del mondo virtuale sono molto diverse da quelle del mondo fisico. Nel nuovo contesto, la massimizzazione del valore richiede un’innovazione “aperta” e la creazione di una community di sviluppatori in grado di creare prodotti sui loro sistemi.

Le piattaforme digitali, sottolinea il rapporto, sono nate così e i giganti tecnologici che le hanno sviluppate hanno allo stesso tempo mantenuto un controllo stretto su alcuni prodotti da loro realizzati, che si sono rivelati i più rilevanti per il mercato. Si pensi ad esempio a iOS e Android, che hanno amplificato il valore delle loro piattaforme anche grazie all’apporto fornito dal network degli sviluppatori esterni. Secondo gli esperti di Indra, “nel settore bancario, questo modello è in grado di rappresentare un nuovo business che nasce all’interno di istituzioni finanziarie ma in grado di attirare e aggregare, in modalità plug&play, le aziende di prodotto e di servizio oltre ai consumatori, e in grado di creare un interscambio tra le parti proprio grazie al modello di interazione stesso”.

La grande sfida per il mondo bancario è insomma riformulare la value proposition. Per farlo serve una gestione innovativa dei big data, supportata da piattaforme tecnologiche dotate di capacità analitiche e di strumenti di analytics. “Il risultato sarà il miglioramento della situazione finanziaria del cliente e porterà alla creazione di prodotti e servizi consoni ai loro obiettivi di benessere finanziario”, prevede Alvaro de Salas, direttore di Innovazione e New Business di Indra.

A tal fine, le istituzioni finanziarie svolgeranno un ruolo chiave nella catena del valore, dalla selezione dei prodotti e dei servizi offerti, fino all’identificazione dei consumatori più aggredibili, attraverso un’analisi intelligente dei dati. Ad esempio, a partire dai dati storici delle transazioni offerti da una piattaforma bancaria, un’azienda di sviluppo software potrebbe essere capace di creare un modello di credit scoring (sistema automatico di valutazione del rischio creditizio) con una precisione massima, utile nella concessione del finanziamento ai clienti dichiarati solventi dal sistema.

Stando agli autori del rapporto, l’emergere delle nuove tecnologie, l’avvento del fintech e la direttiva Psd2, che obbligherà le banche ad aprire i loro sistemi ai fornitori esterni, rappresentano lo scenario di riferimento per un’istituzione bancaria per attuare la trasformazione digitale, vista come soluzione alla mancata crescita in redditività e come base per instaurare un nuovo modello di rapporto con il cliente. Lo scatto verso una logica di piattaforma richiede però una “de-verticalizzazione” della banca, che non esclude una visione a 360 gradi del cliente, fattore chiave per offrire un posizionamento di valore evitando di diventare un mero provider tecnologico che vende servizi. Tra le linee guide prioritarie per la realizzazione di questo processo di conversione in una “open platform”, emerge poi la necessità del superamento delle barriere tecnologiche al fine di promuovere l’accesso alla piattaforma da parte di fornitori di prodotti e di servizi e lo sviluppo di nuove funzionalità a valore aggiunto da parte dei professionisti operanti nelle stesse istituzioni finanziarie.

È inoltre fondamentale raggiungere un livello di eccellenza nella delivery del servizio al cliente, offrendo una user experience paragonabile al livello raggiunto dai giganti digitali e aumentando la personalizzazione delle offerte di servizi attraverso la gestione “intelligente” dei dati. Dal punto di vista della governance, lo studio sottolinea che il nuovo ruolo che assume la banca necessita di strumenti e risorse per la definizione degli standard tecnici e di business necessari affinché i fornitori e i clienti siano interconnessi e facciano parte dell’ecosistema della banca.

Il report sottolinea infine il ruolo rivestito dalla banca in qualità di garante della solvibilità del cliente costituisce la formula migliore per aumentare i margini e mantenere un business ricorrente. “Diventare un consulente del cliente non solo consentirà alla banca di proteggere la solvibilità post-vendita e di evitare problemi di insolvibilità, ma anche di ottenere nuovi informazioni dal cliente stesso, diventando, a medio termine, parte integrante dello stile di vita del cliente, nell’aiutarlo a raggiungere ciò che è rilevante per le sue aspettative”, ha affermato l’esperto.

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