FlowPay Point of View

FlowPay, nuovi use case di pagamento senza wallet: bulk payments, split payments e payment chains

I casi d’uso sviluppati dalla fintech. Le soluzioni per i partner che orbitano nell’ecosistema. Come trasformare l’esperienza di pagamento integrato in un flusso frictionless

Pubblicato il 19 Set 2023

Diritti immagine FlowPay

È stata la prima startup a ottenere da Banca d’Italia le licenze PISP (Payment Initiation Service Provider) e AISP (Account Information Service Provider). La prima a proporre la gestione di bulk payment, split payment e locked payment nell’open banking. La prima TPP (Third Party Provider) a diventare un nodo dell’architettura di pagoPA.

La fintech dei primati è FlowPay: un open banking provider “ibrido”, che unisce i servizi open banking a soluzioni di incasso e pagamento standard, rimodellate con approccio innovativo.

Fondata nel 2019 nella città metropolitana di Firenze, la fintech è cresciuta grazie a un team giovane e forte di competenze in diverse specializzazioni e discipline. L’approccio innovativo e dirompente di FlowPay è un tratto distintivo che permette all’azienda di rappresentare un’avanguardia nei trend di sviluppo dei pagamenti digitali e dell’open banking. Non a caso fa parte dell’Advisory Board del Berlin Group sull’Open Finance, che ha l’obiettivo di elaborare nuovi standard dei pagamenti e del comitato pagamenti Italia per il tavolo specifico sull’open banking.

FlowPay rivolge la sua offerta verso le quarte parti, cioè le piattaforme e le corporate che offrono servizi di incasso e pagamento ai propri utenti. Per questo si definisce B2B2X (business to business to X), un “abilitatore” che propone servizi innovativi di pagamenti integrati (embedded payments) e Account Information a chi offre servizi di valore all’utente.

FlowPay, il futuro è oggi

Federico Masi, CEO FlowPay

Come spiega Federico Masi, CEO e fra i fondatori di FlowPay, l’open banking provider rappresenta un importante orizzonte di sviluppo per le fintech.

“Come PSP (Prestatore Servizi di Pagamento, ossia il gestore della transazione, ndr) per aderire a pago PA – spiega Masi – abbiamo esteso le nostre attività sotto vigilanza e questo ci ha permesso di sviluppare use case più complessi che sono già disponibili per i nostri partner”.

La creatività del team e lo studio della normativa hanno permesso a FlowPay di costruire use case che fino a questo momento non erano contemplati nel mondo open banking, come ad esempio i bulk payments: “I pagamenti massivi fino ad ora sono stati appannaggio esclusivo delle banche tradizionali che utilizzano metodi di pagamento standard, ma con FlowPay si possono effettuare attraverso i sistemi open banking e diventano a portata di qualsiasi tipo di impresa”, precisa Masi.

I vantaggi dei nuovi use case di pagamento senza wallet di FlowPay

Un elemento di grande novità sul panorama dei pagamenti digitali è lo use case delle payment chains, le catene di pagamenti, che permettono di bilanciare entrate e uscite concatenandole tra loro. Impostando delle semplici regole di base, è possibile automatizzare il pagamento dei debiti aziendali, attendendo prima l’incasso di alcuni documenti definiti a monte.

“Senza bisogno di utilizzare wallet dedicati, con FlowPay è possibile riuscire a recepire un ordine complesso di pagamento e di suddividere un incasso tra i diversi beneficiari grazie allo split payment, integrando i servizi comodamente nei sistemi aziendali via API (Application Programming Interfaces) – prosegue Masi -. Il fatto di utilizzare i pagamenti account to account invece dei wallet, amplia le possibilità di applicazione di questa soluzione, ad esempio, direttamente all’interno di marketplace B2B, servizi di embedded insurance o di orchestrazione di pagamenti con carrelli multipli…”.

Un altro esempio di use case innovativo è costituito dal locked payment, la soluzione di pagamento condizionato tra due controparti. In questo caso il sistema di FlowPay agisce, da una parte, come un esecutore di servizio di incasso e, dall’altra, come esecutore di pagamento ma con il vincolo che il servizio di pagamento sia condizionato rispetto a un preciso rapporto contrattuale fra i due soggetti.

“La nostra tecnologia interviene non come un arbitro nella transazione, ma come un intermediario che migliora il rapporto fiduciario fra le due parti, perché diventa garante della sicurezza dello scambio”, precisa il CEO di FlowPay.

I pagamenti integrati di FlowPay e i loro benefici

Utilizzare le soluzioni di embedded payments targate FlowPay rappresenta un vantaggio significativo per numerose tipologie di imprese, che possono beneficiare di use case che semplificano la vita del reparto amministrativo.

Efficientare i flussi di incasso e di pagamento è l’obiettivo e il beneficio primario: dall’analisi dello specifico caso d’uso è possibile ricavare numerosi spunti e farsi supportare nel processo di cambiamento. Abbracciare un livello adeguato e coerente di automazione è uno dei punti possibili e spesso consigliati, perché è una scelta che permette di dedicarsi interamente al proprio lavoro, lasciando a FlowPay la gestione dei flussi.

Definire regole di ingaggio a monte è un’altra delle fasi da percorrere per prendere in mano la gestione del cashflow, il tutto tarato sulle esigenze specifiche dell’azienda, che può dover gestire una rete di vendita, le aziende che vendono sulla propria piattaforma o, spesso, fare da tramite da diversi soggetti.

Semplificare diventa sinonimo di risparmio di tempo e risorse e inoltre il monitoraggio della situazione finanziaria è sempre possibile in tempo reale, per permettere di prendere decisioni di business oculate.

D’altra parte, emergono ancora alcune resistenze di tipo culturale nell’utilizzo dei sistemi di pagamento open banking: “All’inizio, anche per i pagamenti online con carta di credito si registrava un certo tasso di diffidenza negli utenti, alla richiesta di dati e CVV. L’esperienza che l’utente si trova di fronte nell’utilizzo della Payment Initiation è nuova e necessita di tempo per essere assimilata e digerita. Paradossalmente, poi, operare direttamente con la banca dovrebbe essere più rassicurante perché è analogo all’ormai consolidata abitudine di accedere al proprio home banking”, precisa Masi. “Si tratta di una questione culturale che può essere risolta a beneficio del cliente grazie a una comunicazione chiara e trasparente che lo rassicuri sulla sicurezza dei sistemi open banking.”

Il cliente al centro con FlowPay

La “rivoluzione copernicana” dell’open banking mette al centro il cliente in quanto permette di rendere le operazioni più fluide, migliorando la user experience grazie a strumenti semplici da usare, quindi efficaci.

“Una nuova frontiera in questo senso è lo studio della possibilità di tokenizzare non solo la carta di credito, ma anche il conto – prospetta Masi. In questo modo i pagamenti digitali non necessiteranno più di un supporto fisico, ma potranno essere completamente smaterializzati, sicuri, facilmente migrabili. Tutti vantaggi a beneficio dell’utente”.

Articolo realizzato in collaborazione con FlowPay.

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