USA, l’Office of the Comptroller of the Currency pensa a una task force per l’innovazione

Pubblicato il 04 Set 2015

Domenico Aliperto

Con un contesto competitivo in rapidissima evoluzione, le istituzioni finanziarie tradizionali potrebbero non reggere il passo dell’innovazione imposto da startup e nuove piattaforme dedicate ai pagamenti digitali. Per questo l’Office of the Comptroller of the Currency (OCC), l’autorità federale preposta alla vigilanza su tutte le banche nazionali e le filiali di istituti esteri presenti negli Stati Uniti, sta pensando di istituire una speciale unità dedicata alla ricerca in ambito fintech. Una divisione a cui tutti i soggetti interessati possano attingere per maturare skill e competere ad armi pari con i nuovi inattesi player del settore, da Apple a Google passando per gli operatori del P2P via mobile.

È stato il numero uno dell’OCC in persona, Thomas Curry, a ventilare l’ipotesi, sottolineando durante un intervento alla Federal Home Loan Bank di Chicago come i nuovi soggetti minaccino il ruolo degli intermediari bancari rappresentando la premessa per una serie di strumenti e servizi che meritano significativa attenzione da parte degli organi regolatori.

Curry ha addirittura paragonato la nuova ondata di attività e startup alle innovazioni introdotte con i prodotti e i meccanismi finanziari che hanno alimentato la crisi internazionale esplosa nel 2008, “business rischiosi che hanno causato enormi perdite per le istituzioni finanziarie e per i loro clienti, e in ultima istanza per l’intero sistema economico”, ha detto Curry, che ha comunque riconosciuto ai nuovi prodotti e servizi il merito di aver generato benefici per i consumatori e avvicinato il pubblico alla finanza. “Ma vanno valutati con l’approccio del risk management, specialmente perché ho la sensazione che sarà difficile ricondurli ai tradizionali processi regolatori”.

D’altra parte, non si può restare indietro e così Curry ha anche annunciato che probabilmente verrà creata una task force, “un piccolo ufficio” citando le sue parole, per valutare nuove proposte e idee che possano giovare ai servizi finanziari attraverso la collaborazione di esperti di policy, esaminatori e legali. “L’obiettivo minimo che ci poniamo è costruire la capacità di identificare e comprendere i trend e le tecnologie correnti, così come come i bisogni emergenti dei clienti dei servizi finanziari”, ha detto Curry. “In questo modo saremo nella posizione di valutare rapidamente quali servizi richiedono approvazione in ambito regolatorio e premunirci contro i rischi che comportano”.

Nel frattempo la lobby americana a cui fanno capo i 24 primi gruppi bancari del Paese, The Clearing House, ha pubblicato un white paper in cui chiede esplicitamente misure legislative che adeguino la posizione e la condotta delle startup o APP (alternative payment providers) agli standard a cui sono obbligati gli istituti tradizionali. Sono chiamati in causa gruppi come Square, Venmo e Stripe, ma anche colossi del calibro di Google e Apple, che, si legge nel documento forniscono i propri prodotti e servizi continuando a fare affidamento sulla dorsale dei sistemi di pagamento costruita dalle banche, capitalizzando sulle innovazioni nelle piattaforme di comunicazione e rimanendo accuratamente fuori dalla portata dei regolatori che invece supervisionano e controllano ciascuno degli sforzi degli istituti tradizionali per garantire la privacy e la sicurezza dei dati.

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