McKinsey Global Payments 2016: il mercato globale dei pagamenti a 2.200 miliardi di dollari nel 2020

Pubblicato il 02 Feb 2017

Filippo Renga

Cresce il mercato globale dei pagamenti. Secondo i dati raccolti nel rapporto Global Payments 2016 di McKinsey, il comparto ha chiuso il 2015 (il consuntivo del 2016 non è ancora disponibile) con giro d’affari globale di 1.800 miliardi di dollari, in crescita del 3% sull’anno precedente. L’andamento, tuttavia, appare disomogeneo dal punto di vista delle geografie. Nell’area EMEA (Europa, Medio Oriente e Africa), infatti, il mercato appare sostanzialmente piatto (+1%, con un turnover di 355 miliardi di dollari) ed è frutto di dinamiche diverse: un calo dell’1% nel volume d’affari per l’Europa Occidentale, dove si assiste a una decisa contrazione dei margini netti sugli interessi, che appare particolarmente evidente in Italia e in Spagna. A far da contraltare, invece, un +6% di movimentato in Europa Orientale, merito soprattutto dell’effetto traino della Russia, e un +9% di affari registrato in Medio Oriente e Africa, che beneficiano di un ricorso deciso ai nuovi strumenti digitali. L’APAC (Asia-Pacifico) si conferma il mercato più rilevante in termini di giro d’affari (760 miliardi di dollari) anche se rispetto all’ultimo esercizio si assiste a una contrazione del 2%. Cresce del 5% il giro d’affari nel Nord America (circa la metà del turnover è legato alla sola monetica e, in particolare, alle transazioni compiute tramite carte di credito). È “boom”, invece, per l’America Latina. Quest’ultimo è il mercato al momento più “piccolo” in termini di volumi, ma quello a più alto tasso di crescita (190 miliardi di dollari lo scorso anno, ovvero un +20% rispetto all’esercizio precedente).

Le stime per il futuro

McKinsey ha isolato, nel suo documento, tre tendenze universalmente valide nel settore: la crescita dei volumi dei pagamenti (legata soprattutto al maggior ricorso agli strumenti di e-payment); la tenuta dei depositi in denaro sui conti correnti, che si confermano lo “scrigno” preferito dei risparmiatori (con 27 miliardi di dollari depositati a fine 2015, il nuovo record) e, infine, la discesa generalizzata dei tassi d’interesse che, dopo una timida ripresa registrata nel 2014, hanno ripreso a scendere nel 2015.
Sulla scorta degli effetti di questi trend, McKinsey prevede una crescita annua composta (CAGR) del 5% nel giro d’affari legato ai pagamenti per i prossimi 5 anni, con un andamento sostanzialmente equilibrato tra le diverse geografie: compreso tra il 2 e il 5% per le aree APAC, EMEA e Nord America. Più rosee le previsioni per l’America Latina, con un CAGR stimato del 9% nel prossimo quinquennio.
Nelle ipotesi dell’analista, quindi, nel 2020 il mercato arriverà a toccare i 2.200 miliardi di dollari di fatturato globale.

Se si guarda ai diversi segmenti, le transazioni domestiche e i ricavi legati alla monetica arriveranno a coprire circa 1/3 del giro d’affari, garantendo ricavi aggiuntivi per 290 miliardi di dollari nel prossimo quinquennio. La quota rimanente del fatturato sarà equamente suddivisa tra interessi attivi e ricavi legati alle transazioni internazionali. I beneficiari di questi maggiori introiti, però, saranno sempre meno le banche (il cui giro d’affari subirà un decremento del 2% secondo le proiezioni di McKinsey, di cui segnaliamo anche questo articolo reltaivo ai temi dell’Industry 4.0 e del manifatturiero) e sempre più i nuovi player di estrazione tecnologica (le cosiddette “fintech”), tra cui i grandi operatori digitali e una pletora di startup specializzate.

A far pesare il piatto della bilancia verso i nuovi o i vecchi operatori delle transazioni finanziarie sarà, secondo gli analisti di McKinsey, soprattutto la capacità di saper padroneggiare al meglio la necessaria modernizzazione delle infrastrutture di pagamento, in cui le tecnologie digitali sono destinate a giocare un ruolo di primo piano.

Alti volumi movimentati e bassi tassi d’interesse caratterizzeranno, quindi, il futuro degli operatori dell’intermediazione finanziaria che, però, stanno iniziando a comprendere meglio come “invertire la rotta” alla luce delle nuove sfide digitali e della nuova concorrenza (ormai non più nuova, in realtà!) legata alle fintech.

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