L’Italia avanza nelle transazioni elettroniche. Ma il digitale non è per tutti

Pubblicato il 21 Set 2015

Alessandro Longo

Un momento dell'evento ePayment organizzato a Roma da CorCom e PagamentiDigitali.it

Innovare i sistemi di pagamento e allo stesso tempo gestire i rischi di un cambiamento che si prevede molto radicale, per l’ecosistema e le abitudini dei consumatori. È questa la sfida che attende gli attori del mercato, nei prossimi mesi. A loro toccherà fare un lavoro di bilancino, delicatissimo, a quanto è emerso da uno dei tavoli di lavoro dell’evento ePayment for a Digital Life, organizzato a Roma il 17 settembre da Pagamentidigitali.it e Corcom (qui il resoconto della seconda tavola rotonda).

“Lo scenario si presenta ricco di opportunità ma anche di rischi”, ha riassunto Massimo Doria, Head of Payment Instruments and Services Division, Market and Payment Systems Oversight Department, di Banca d’Italia.

“Da un lato, cresce la richiesta di servizi ad accessibilità continua per poter pagare sempre, ovunque, in ogni modo. Dall’altro proprio questa tendenza genera l’esigenza di un’accentuata tutela degli utilizzatori, rafforzando i requisiti di trasparenza e di sicurezza”.

L’idea di Doria è che “in un contesto di accelerazione senza precedenti delle dinamiche concorrenziali – tra prodotti, tra operatori, tra sistemi- è necessario garantire un giusto mix tra incentivi all’innovazione, presidi sull’affidabilità dei servizi, tutela sostanziale della clientela”. Il rischio è “uno sviluppo frammentato e inefficiente della componente più innovativa dei servizi di pagamento. Alterando gli equilibri competitivi, si potrebbe compromettere lo sforzo profuso per la creazione di un’industria dei pagamenti europea pienamente integrata”.

Un punto di passaggio cruciale sarà il recepimento del pacchetto legislativo approvato in larga parte nel corso della Presidenza italiana della UE. Ossia la nuova PSD e il Regolamento sulle interchange fee delle carte. “Il pacchetto segna un deciso avanzamento nel percorso di proiezione digitale dei servizi di pagamento. È possibile e necessario cogliere con tempestività e in modo appropriato le opportunità offerte dalla nuova normativa europea. Solo così potremo sfruttare i vantaggi che possono derivarne per le famiglie, le imprese, la pubblica amministrazione. Specie in un Paese caratterizzato ancora da un largo ricorso al contante”.

La normativa al momento svolge un duplice ruolo. Da una parte, può fare da stimolo all’offerta e alla domanda. Dall’altra, deve cogliere i progressi che naturalmente già emergono da entrambe.

Sembra esserci un trend positivo nell’utilizzo dei pagamenti elettronici: secondo quanto reso noto la scorsa settimana dal Consorzio Bancomat, nel primo semestre del 2015 questi sono cresciuti del 2% rispetto allo stesso periodo del 2014, passando da 645 milioni circa a 658 milioni”, ha detto Rita Camporeale, Responsabile Ufficio Sistemi e Servizi di Pagamento di Abi.Le banche a fronte di questa evoluzione stanno aumentando l’offerta in multicanalità e l’offerta di prodotti innovativi. Sono oltre l’80%, in un anno, i clienti che accedono alla banca in mobilità tramite smartphone e tablet”, ha detto. “Inoltre si sta discutendo sempre di più, anche e soprattutto sui tavoli europei, della necessità di pagamenti sempre più veloci. Le banche in questo senso si stanno muovendo già da un po’ offrendo servizi di instant payment – cioè pagamenti che sono effettuati in pochi secondi e che danno disponibilità dei fondi immediata al beneficiari”. Lo scopo è “contemperare due esigenze forti della clientela: rapidità dei pagamenti e sicurezza”.

A un certo punto è intervenuto un punto di vista diverso: di un Sociologo, Manolo Farci, dell’Università di Urbino.

Ha ricordato che, nonostante i progressi degli ultimi tempi, l’Italia resta gravata da una ignoranza digitale diffusa. “Il rischio, in questa situazione, è che parte della popolazione venga lasciata indietro: non sapendo fruire dei vantaggi dei nuovi sistemi di pagamento, che diventeranno sempre più essenziali, subirà una progressiva emarginazione sociale”, ha detto.

Camporeale si è detta d’accordo e ha proposto soluzioni. “È assolutamente necessario dare messaggi chiari alla clientela, in modo che questa sia in grado di cogliere le differenze tra i prodotti che le vengono offerti. Anche se l’effetto finale può essere lo stesso è infatti indispensabile che il cliente consumatore conosca qual è la differenza- e dunque quali sono i diritti e le protezioni di cui beneficia nei diversi casi- di un pagamento mediante carta, con un bonifico bancario, con addebito sul conto telefonico o tramite un terzo soggetto che utilizza le sue credenziali”. “Ciò è tanto più importante perché solo per questa via si aumenta la capacità dei consumatori di fare scelte consapevoli e tale aumentata consapevolezza porta ad apprezzare i benefici dei pagamenti elettronici”, ha detto.

L’offerta, alla stregua della normativa, può avere insomma un ruolo di tutoraggio digitale, “in un Paese in cui ancora permangono falsi miti sui pagamenti. Il più grave è che si ritiene erroneamente di avere maggior controllo delle spese con l’uso dei contanti al posto degli altri strumenti alternativi. Nella realtà, è proprio l’opposto”, ha detto Camporeale.

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