Samsung Pay sbarca in America. La guerra ad Apple e a Google (ma non solo) è aperta

Pubblicato il 29 Set 2015

Domenico Aliperto

Finalmente tutti e tre i contendenti sono scesi in campo. O per lo meno su quel campo che si rivelerà strategico per capire quale soluzione tra Apple Pay, Android Pay e Samsung Pay conquisterà il maggior numero di merchant e soprattutto utenti. Parliamo naturalmente degli Stati Uniti, dove è appena sbarcato, ultimo tra i tre, il sistema del costruttore coreano. Ultimo ma non ultimo, verrebbe da dire. Samsung Pay ha infatti già effettuato un periodo di test lungo un mese sul suolo americano, e gode di un successo straordinario in Madrepatria, dove ha già conquistato più di mezzo milione di utenti attivi per circa 30 milioni di dollari di transato attraverso 1,5 milioni di operazioni. Tutto questo in solo un mese di attività.

Il merito non è solo della forza del marchio Samsung: i dispositivi abilitati al servizio, Galaxy S6, S6 edge, Note5 e S6 Edge+, possono infatti contare sulla compatibilità con quasi tutti i terminali di accettazione di pagamenti elettronici, contactless e magnetici, grazie alla tecnologia che il costruttore coreano ha ereditato con l’acquisizione di LoopPay. I sistemi di sicurezza, tra identificazione biometrica e tokenizzazione, sono invece simili a quelli di Apple e Google. Ora che è arrivato in America, Samsung farà inoltre leva sulle partnership con gli operatori AT&T, T-Mobile, Sprint e US Cellular, oltre che sui circuiti bancari di Citi, Bank of America e US Bank e su quelli del credito di MasterCard, Visa e American Express.

La sfida comunque non è limitata a un triello con Cupertino e Mountain View. Negli Stati Uniti ci sono altri player che pur non avendo la stessa ribalta dei grandi brand dell’elettronica di consumo si stanno gradualmente imponendo come modelli di business di successo. C’è per esempio Mobile Order & Pay, l’applicazione di Starbucks che permette ai clienti di pagare il conto tramite lo smartphone e che ormai con 16 milioni di utenti pesa per il 20% di tutte le operazioni autorizzate verso la catena di caffetterie in Nord America. E poi c’è CurrentC, il sistema costruito sulla piattaforma MCX (Merchant Customer Exchange, nata tre anni fa dall’alleanza di alcune delle maggiori insegne retail a stelle e strisce: 7-Eleven, Best Buy, CVS Health, Darden Restaurants, Target e Walmart solo per citarne un paio) e che dovrebbe debuttare in questi giorni nei negozi di Columbus, Ohio. La forza di questa proposizione? La capacità di integrare couponing, programmi di loyalty e scontistica in un unico strumento, ma soprattutto un vasto bacino di clienti fidelizzati.

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