Pagamenti non-cash, nel mondo transazioni in crescita dell’8,8%

Pubblicato il 20 Set 2013

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Piero Todorovich

I pagamenti non-cash su scala globale hanno raggiunto quota 333 miliardi di transazioni. Il dato è viene riportato nel “World Payments Report 2013” pubblicato da Cap Gemini e RBS assieme a una serie di valutazioni che riguardano le potenzialità del settore e la distribuzione nelle diverse geografie mondiali.

Il rapporto evidenzia una crescita a due velocità tra mercati maturi ed emergenti. Secondo i dati relativi al 2012, il volume dei pagamenti non-cash è cresciuto dell’8,8% sull’anno precedente. L’Europa Centrale, il Medio Oriente, l’Africa (estesa all’area CEMEA) e i Paesi Asiatici emergenti hanno dato il più forte contributo con un aumento dei volumi medi superiore al 20% andando a compensare la bassa crescita di Nord-America, Europa e mercati asiatici maturi sui quali si realizzano oltre tre quarti delle transazioni mondiali (76,9%).

“Il costante incremento dei pagamenti non-cash è l’espressione della vita interconnessa di oggi – ha commentato Kevin Brown, managing director, global head of transaction services di RBS International Banking -. La crescita media dell’8,5% corrisponde a circa 47 transazioni in più all’anno per ciascun uomo, donna o bambino del pianeta. Mentre nelle regioni più avanzate si assiste alla diffusione di carte prepagate e valuta virtuale, nei mercati in via di sviluppo, il mobile payment permette a un numero crescente di individui di accedere alle transazioni finanziarie”.

I dubbi sui numeri

Il World Payments Report contiene anche elementi di critica sulle previsioni che girano nel settore e riguardanti in particolare i nuovi sistemi di e-payments e m-payments che – da qui al 2014 – sono previsti in crescita del 18,1% e del 58,1% rispettivamente, per volumi che dovrebbero toccare i 34,8 miliardi di transazioni per gli e-payments e i 28,9 miliardi per gli m-payments.

Ebbene, studiando l’insieme degli strumenti di pagamento e i volumi delle operazioni condotte in alcune regioni emergenti come l’Africa, il World Payments Report rileva una scarsa considerazione sull’emergere di istituti non bancari tra i gestori dei nuovi strumenti di pagamento. Questo comporta una maggiore difficoltà ad avere dati affidabili e suggerisce agli estensori del Rapporto la possibilità che le dimensioni dei mercati dell’e-payments e dell’m-payments possano essere sovrastimati anche del 50%.

Per questo gli estensori invitano gli enti di regolamentazione ad agevolare i processi di raccolta dei dati in modo che i Payment Services Providers (PSP) possano avere informazioni più affidabili sulle quali valutare i propri investimenti.

Un mercato sotto pressione

Secondo il Report di Cap Gemini e RBS, il mercato dei sistemi di pagamento è oggi sotto pressione. “A causa della proliferazione delle normative e dell’accentuata sovrapposizione delle iniziative”, ha dichiarato Andrea Falleni, vice president financial services leader di Capgemini Italia. ”I PSP si ritrovano con differenti regole da implementare nelle diverse aree geografiche e devono tener conto degli effetti sulla concorrenza”.

Sul piano normativo, le direzioni sono molto diverse nelle varie aree geografiche. Le autorità Nord-americane hanno puntato la loro attenzione su trasparenza e praticità per il cliente finale, mentre nell’Asia-Pacifico si guarda a standardizzazione e coinvolgimento di nuovi soggetti nel sistema finanziario. In Europa, infine, lo scenario è dominato dalla SEPA e gli enti di regolamentazione sono impegnati ad aumentare concorrenza e trasparenza.

In cerca d’innovazione

Secondo il Rapporto, per avere successo sul mercato, i PSP dovranno puntare sul desiderio di prossimità al cliente, sulla capacità di soddisfare richieste nuove e mutevoli e sulla frammentazione della catena del valore. Attraverso una maggiore innovazione nel segmento della “payment acquisition” potranno rispondere al meglio alle aspettative dei clienti retail e corporate in termini di strumenti, location, canali e valute.

L’innovazione nell’acquisizione consumer-to-business (C2B) passa attraverso pagamenti “any form, anywhere e anytime” simili a quelli proposti da operatori come PayPal o WorldPay. Per quanto riguarda l’acquisizione business-to-business (B2B), l’innovazione risiede nelle soluzioni SWIFT (sicurezza 3SKey) ed ErsteConfirming (specifica per la supply chain).

“I payments provider devono comprendere che non è necessario fornire servizi end-to-end, ma che serve essere innovativi in qualcuno dei punti fondamentali: origine, accettazione e cattura, sicurezza e frodi, o nei servizi a valore aggiunto”, ha precisato Falleni. “Scegliendo dove specializzarsi, i payments provider potranno differenziarsi e rispondere alle nuove esigenze dei clienti retail e business”.

Il Report rileva come il percorso di cambiamento nella payment acquisition sia troppo ripido per restare ad aspettare. I PSP devono quindi rivedere e riformulare le loro strategie al fine di restare in gioco e trarre vantaggio dalle novità che l’innovazione porterà con sé.

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