ID Mobile, un tassello fondamentale per la democrazia digitale

Pubblicato il 22 Ott 2014

Laura Zanotti

Chi più, chi meno, oggi viviamo tutti una doppia vita, analogica e digitale. Online possiamo pagare le tasse, gestire i nostri conti bancari, acquistare prodotti, tenere o stringere nuove relazioni nelle varianti dei social network, leggere notizie.

L’informazione digitale e i dati gestiti attraverso la dimensione del Web sono sempre di più, mentre si diversificano i canali di fruizione, fissi e mobili.

La mobility, in particolare, ha rivoluzionato la comunicazione e il concetto di accesso ai dati. La gestione degli accessi e delle identità online è diventata un fondamentale per garantire la quantità e la qualità dell’informazione e dei servizi.

Il valore esteso dell’economia digitale

Aziende, Governi e organizzazioni stanno cambiando strategie ed approcci, come racconta uno studio condotto da GSMA e Secure Identity Alliance (SIA). Nel corso di quest’anno SIA, insieme a Boston Consulting Group, ha portato avanti una ricerca a livello internazionale da cui è emerso come il passaggio al digitale da qui ai prossimi 5 anni potrebbe offrire ai governi di tutto il mondo risparmi nell’ordine dei 50 miliardi di dollari all’anno.

L’automazione, infatti, rende più veloci ed efficienti i processi, consentendo ai cittadini di usufruire di servizi in modalità self-service: dalla riscossione delle imposte alla firma digitale, la semplificazione della burocrazia sta diventano realtà. Il vero valore dell’economia digitale si estende oltre il contenimento dei costi e una riduzione della spesa.

Nello specifico, gli analisti sottolineano come i governi possano giocare un nuovo ruolo, lavorando e agendo a tutti gli effetti come provider, per fornire di servizi essenziali di connettività e di informazione a tutta la popolazione, promuovendo interazioni economiche e sociali digitali, di valore e basate sulla fiducia.

Gestione delle identità, infrastrutture sicure, dinamiche dei processi di archiviazione, ricerca, selezione e offerta possono poi estendersi ad altri canali legati all’eCommerce, potenziando al contempo una nuova democrazia digitale che include i servizi sanitari personalizzati o il televoto.

L’economia digitale, infatti, porta a una nuova relazione tra governo e cittadini, governo e aziende, cittadini e cittadini, costruendo una piattaforma di fiducia e di responsabilità sociale in cui i Governi diventano garanti super partes. Anche questo è Citizen Relationship Management.

Una nuova filiera di efficienza nei servizi e nei rapporti

Uno studio condotto dall’Unione Europea con la società di consulenza MICUS racconta come l’economia digitale in Europa potrebbe contribuire un aumento del tasso di crescita economica annuale di un + 1,09% nei 27 Stati membri. Altri studi hanno analizzato l’effetto positivo di una gestione delle identità digitali sul PIL, l’occupazione, le tasse, l’efficienza aziendale, con un corollario di fattori concomitanti come, ad esempio, la riduzione della criminalità informatica e dei furti di identità.

Il livello di consapevolezza è diffuso e sul tema ci sono molti progetti attivi non solo negli USA ma anche in Canada, Finlandia, Estonia, Germania, India, Singapore, Corea del Sud ed Emirati Arabi Uniti. Si lavora per definire infrastrutture capaci di creare e gestire identità digitali a supporto di un’innovazione nei servizi.

Il fattore mobile acceleratore dell’evoluzione

Per i Governi la mobility è un’occasione importante per offrire un accesso sicuro ai servizi digitali, fornendo una piattaforma ideale per la creazione, la conservazione e la gestione delle identità digitali, grazie anche al gran numero di dispositivi in tutto il mondo. Stiamo parlando di 6.990 milioni di smartphone, diventati il mezzo di telecomunicazione più diffuso sul pianeta. Ognuno di questi dispositivi ha una sua chiave di accesso che può essere capitalizzata e utilizzata per inaugurare servizi digitali sicuri e personalizzati.

Attualmente la carta SIM risulta la tecnologia più affidabile per memorizzare le credenziali di un utente. Senza contare che l’identità mobile può fornire garanzia di sicurezza più elevate anche in combinazione altre infrastrutture e tecnologie online e digitali attualmente esistenti.

Da oltre 30 anni, infati, la SIM continua a essere oggetto di una ricerca e di uno sviluppo avanzati, con ulteriori potenziamenti degli algoritmi di crittografia. La SIM, infatti, è un bagagaglio identitario portatile, che ognuno di noi porta sempre con sè e, come tale, può essere utilizzato come sistema di accesso a tutta una serie di servizi digitali personalizzati.

Luci ed ombre sulla Privacy mobile

I cittadini in mobilità sono consumatori mobili e gestire una buona relazione significa comprendere anche dubbi e paure in merito alla fruizione dei servizi digitali. Ci stiamo abituando a una dematerializzazione dei rapporti ma non alla condivisione della nostra Privacy.

Secondo i dati di un’analisi condotta da GSMA nel febbraio di quest’anno, l’83% degli intervistati si dice preoccupata di condividere le proprie informazioni personali quando accedono a Internet o ad applicazioni via cellulare. L’81% degli utenti di telefonia mobile ritiene importante gestire il processo di autorizzazione dei propri dati a terze parti. Il 65% degli utenti che scaricano app controlla sempre quali informazioni vengano richieste prima di procedere con l’installazione. Il 48% degli utenti di app mobili vorrebbe avere ulteriori garanzie di protezione dei propri dati mentre il 60% degli utenti di telefonia mobile richiede una regolamentazione chiara, precisa e valida per tutte le aziende nella gestione dei dati personali e della localizzazione associata alla richiesta di servizio (Fonte Mobile Privacy: Consumer research insights and considerations for policymakers, GSMA, February 2014).

L’economia digitale è comunque un’economia di scambio

Sul fatto che l’identità e quindi i dati personali siano una proprietà privata della persona non ci sono dubbi. La questione è che per accedere e usufruire di servizi bisogna condividere anche questo tipo di informazioni e quindi accettare uno scambio. I cittadini sono tutti consapevoli del fatto che alcuni dei loro dati vengono utilizzati in un contesto commerciale: avviene nella distribuzione così come avviene sui social network. Il 78% dei consumatori, però, dichiara di avere difficoltà a fidarsi delle aziende con cui condividono i loro dati personali.

Il ruolo dei Governi, nell’economia digitale è proprio quello di porsi come garante non solo a livello legisltivo, ma anche a livello operativo, fornendo una piattaforma di accesso condivisa, sicura e standardizzata. Come? Gli scenari sono diversi e, in gran parte, dipendono dalla maturità delle infrastrutture esistenti ma anche degli ambienti culturali, giuridici e politici che caratterizzano ogni nazione.

Cosa succede nel mondo

Ad esempio, in alcuni paesi, tra cui il Sultanato dell’Oman (il primo caso di ID nazionale basata su una smart card distribuita nel Medio Oriente), gli Emirati Arabi Uniti o l’Estonia favoriscono framework basata su identità digitali nazionali. Qui il governo agisce come provider dell’identità digitale.


Un altro scenario è quello in cui l’identità digitale viene fornita tramite un modello federato ibrido, in cui sono fornitori certificati, pubblici e privati, ad ​​offrire i servizi di registrazione e di gestione. In Norvegia, per esempio, i cittadini da un unico portale accedono con un unico punto di accesso e registrazione a più di 270 fornitori di servizi, compresi i più grandi istituti finanziari, i brand della distribuzione, supportando più livelli di autenticazione che includono i token di autenticazione del codice PIN, i certificati memorizzati sulle chiavette USB e via cellulare, tramite BankID. Anche in Svezia, Finlandia e Singapore l’approccio è simile.


Al contrario, Paesi tra cui il Regno Unito e gli Stati Uniti al momento non hanno piani di gestione delle identità nazionali digitali, e sono alla ricerca di un framework più aperto.

Convergenza per la nascita di nuovi M-service pubblici e privati

È in questo senso che i governi possono svolgere un ruolo di supporto fondamentale per creare l’ambiente in cui consentire alle organizzazioni pubbliche e private (banche, operatori mobili, ecc) di gestire le identità dei cittadini, delle imprese e dei consumatori secondo linee guida precise, trasparenti e chiare, secondo le normative di riferimento di ogni Paese, favorendo lo sviluppo di standard aperti ma controllati. Questo consentirà lo svluppo di servizi in chiave mobile, erogati da realtà pubbliche e realtà provate. Anche i governi, infatti, iniziano a proporre delle app dedicate ai cittadini.

Un caso per tutti in Finlandia, dove il Comune di Helsinki sta usando la tecnologia mobile per fornire servizi pubblici innovativi come una app per gestire le ricevute fiscali, consentendo dii calcolare l’importo totale delle imposte dirette o indirette che pagano mensilmente.

Un altro in Estonia, dove i cittadini possono presentare le dichiarazioni dei redditi, richiedere una patente di guida, immatricolare un veicolo a motore o registrare una nuova società tutto via cellulare e addirittura votare (la prima volta è successo nel 2011, dove il 3% dei votanti ha votato da mobile). L’ID dello smartphone consente anche di gestire l’assicurazione sanitaria e usufruire dei servizi di assistenza agli invalidi. Attraverso un’estensione delle partnership a ulteriori fornitori di servizi, i cittadini possono anche accedere a servizi per i prestiti personali nonché per il pagamento delle le bollette: il tutto attraverso il sistema di mobile-ID.
Nell’Africa subsahariana, invece, il mobile ID viene utilizzato per la registrazione delle nascite.

Il livello di maturità è diverso da nazione a nazione, ma la diffusione della telefonia cellulare sta concretamente cambiando usi e costumi dei cittadini. Gli smartphone vengono usati nello smart ticketing, per i pagamenti mobili, per i servizi di prenotazione ambulatoriali sanitari.

In sintesi gli esperti vedono la gestione delle identità da mobile come un tassello fondamentale dell’economia digitale e delle smart city. Una volta che le piattaforme saranno consolidate potranno essere usate per veicolare i servizi in maniera più veloce e con una sensibile riduzione dei costi legati alla burocratizzazione analogica. Economia digitale, infatti, significa anche economia sostenibile.

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