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Verso un’Italia cashless: lo stato dell’arte del Paese e i divari tra le regioni

Il nostro Paese occupa la terzultima posizione in Europa per numero di transazioni pro-capite con carte di pagamento pari a 61,5 nel 2020, in diminuzione rispetto al 2019 in cui era 61,7 e contro una media europea di 142. Occorre realizzare ecosistemi e un’operazione culturale

Pubblicato il 16 Mag 2022

Lorenzo Tavazzi

Partner e Responsabile Area Scenari e Intelligence, The European House – Ambrosetti

cashless Italia

L’Italia sta proseguendo la propria strada verso lacashless revolution”, ma questo percorso ha subito rallentamenti. Alcuni numeri fotografano questa situazione. L’Italia è terzultima in Europa per numero di transazioni pro-capite con carte di pagamento pari a 61,5 nel 2020, in diminuzione rispetto al 2019 in cui era pari a 61,7 e contro una media europea di 142.

La rilevazione della Community Cashless Society

Secondo l’ultima rilevazione dei tre indicatori sistemici della Community Cashless Society, l’Italia ha peggiorato il proprio posizionamento a confronto con le altre economie mondiali ed europee. Con riferimento al Cash Intensity Index, il rapporto tra contante in circolazione e PIL che misura il livello di “dipendenza dal contante”, l’Italia riporta un valore pari a 15,4%, il 29° più alto mondo sulle 144 economie misurate e in peggioramento di 4 posizioni rispetto alla misurazione del 2021.

Nel Cashless Society Index, che confronta il nostro Paese rispetto agli altri Stati membri dell’Unione Europea con riferimento allo stato dell’arte della digitalizzazione della società e dei pagamenti, l’Italia ha perso 2 posizioni rispetto allo scorso anno e si posiziona ora al 24° posto sui 27 Stati Membri.

Infine, nel Cashless Society Speedometer, l’indicatore che misura la velocità dei progressi verso il consolidamento dell’ecosistema cashless, l’Italia si posiziona al penultimo posto tra le economie europee, davanti solo alla Bulgaria con un punteggio di 8,6 (su un massimo di 100) che è meno della metà del valore medio europeo.

Regional Cashless Index, le difformità regionali in Italia

I ritardi dell’Italia sono da leggere attraverso lenti di analisi più granulari. Il Paese presenta infatti forti disomogeneità territoriali con riferimento alla diffusione della Cashless Society. Nel Regional Cashless Index un ulteriore indicatore che la Community Cashless Society sviluppa e aggiorna ogni anno per catturare le dinamiche di sviluppo tra le regioni del nostro Paese, emerge una situazione spiccatamente duale con una generale arretratezza del Mezzogiorno e delle Isole, con l’eccezione della Sardegna e con un Centro-Nord invece orientato su valori più comparabili con quelli europei.

Nello specifico, le regioni del Nord si trovano tutte nella top-10, con la Lombardia per il 5° anno consecutivo che è la regione leader in Italia, mentre tutte le regioni del Mezzogiorno si trovano tutte nelle ultime 7 posizioni, con la Sardegna che rappresenta l’unico caso virtuoso al 7° posto.

Occorre anche sottolineare come i divari si siano ampliati a seguito della pandemia. Nell’edizione precedente dell’indicatore, infatti, il divario tra i punteggi di Lombardia e Basilicata era pari al 36%, mentre nella presente edizione questo valore è aumentato di 3,4 punti percentuali, salendo al 39,4%.

Italia cashless

Figura 1. Regional Cashless Index 2022: posizionamento delle Regioni italiane (scala da 1=min a 10=max) e variazione rispetto alla rilevazione del 2021 (valori assoluti e ripartizione per macro-area geografica).

Fonte: elaborazione The European House – Ambrosetti su dati ABI, Banca d’Italia, Eurostat, Istat, NADEF e PagoPA, 2022.

Lo sviluppo della Cashless Society nelle aree metropolitane

Una ulteriore chiave di lettura della situazione italiana è quella relativa alle dinamiche di sviluppo della Cashless Society osservate all’interno delle aree metropolitane del Paese che rappresentano, per loro natura e caratteristiche oltre che per “massa critica” (le 14 città metropolitane rappresentano quasi il 40% della popolazione italiana e circa il 50% dei consumi), degli alvei di implementazione e sperimentazione di soluzioni di pagamento innovative e, al contempo, dei volani acceleratori di abitudini di pagamento.

Specularmente alla fotografia regionale, anche a livello metropolitano le città del Nord e del Centro del Paese con, rispettivamente, Milano (che perde il primato assoluto) e Firenze (che guadagna 2 posizioni e diventa la città più cashless d’Italia) che fanno da capofila, mostrano livelli di sviluppo più accelerati.

Italia cashless

Figura 2. Metropolitan Cities Cashless Index 2022 (MCCI 2022): posizionamento delle città metropolitane italiane (scala da 1=min a 10=max) e variazione rispetto alla rilevazione del 2021 (valori assoluti e ripartizione per macro-area geografica).

Fonte: elaborazione The European House – Ambrosetti su dati ABI, Banca d’Italia, Eurostat, Istat, NADEF e PagoPA, 2022.

Conclusioni

In questo quadro, due considerazioni diventano rilevanti.

La prima riguarda la necessità di promuovere la costruzione di ecosistemi cashless con ambiti di applicazione definiti, infrastrutture e servizi avanzati di pagamento dedicati, basati su modelli di collaborazione virtuosi pubblico-privato che, sviluppati su base territoriale, possano poi essere “scalati” a livello nazionale.

La seconda attiene al bisogno prioritario di affiancare alle politiche pro-cashless la creazione di una diffusa cultura cashless nel Paese che veda incisive campagne di informazione nazionale integrate con azioni e programmi dedicati alle fasce più sensibili della popolazione per garantirne la reale inclusione.

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