Ovum: nel 2016 le banche aumenteranno gli investimenti in tecnologia

Pubblicato il 11 Gen 2016

Domenico Aliperto

Sono molteplici le ragioni che a livello globale spingeranno il 61% delle banche, nel corso del prossimo anno, a investire più risorse in tecnologie di pagamento avanzate: una sempre maggiore necessità di sicurezza, il cambiamento delle abitudini dei consumatori (che tra mobile payment, transazioni P2P in tempo reale e blockchain stanno sperimentando sistemi rapidi ed economici per fare acquisti o inviare trasferimenti di denaro) e, elemento sottostante a entrambe le questioni, la proliferazione di nuove interfacce e piattaforme.

Questa intenzione di spesa è sottolineata dallo studio “2016 Trends to Watch: Payments”, condotto da Ovum, che ha coinvolto 6.500 tra CIO ed esperti IT in 60 Paesi a cavallo di 17 settori produttivi. Quello finanziario, per l’appunto, mostra i più inequivocabili segnali di un cambiamento in atto: se nel 2015 appena più della metà (52%) delle banche inserite nell’indagine dichiarava di voler aumentare gli investimenti in tecnologia, quest’anno gli istituti sono disposti a puntare con grande decisione sul digitale. Circa il 30% degli intervistati infatti dice che la spesa crescerà di oltre il 6% rispetto al 2015.

Come detto, uno dei driver principali è la security, che deve ottemperare a standard regolatori sempre più stringenti. Il 70% delle banche dunque rivela di essere in procinto di investire in tecnologie specifiche per la sicurezza digitale e le contromisure anti-frode. La sfida riguarda soprattutto il meccanismo dell’instant payment, che rappresenterà una ghiotta opportunità di generare valore (lo dice il 65% del campione) solo se sarà garantito in termini di efficacia, rapidità e, naturalmente, data protection. In particolare, le soluzioni biometriche, insieme a nuovi strumenti di geolocalizzazione, costituiscono una priorità per il 34% delle banche.

Per Ovum questa opportunità nasce soprattutto dal tiepido riscontro che sembrerebbe aver avuto Apple Pay, che nei piani di Cupertino avrebbe dovuto stravolgere in breve tempo il mercato dei pagamenti digitali. Invece nonostante le buone intenzioni, il sistema di proximity payment della Mela morsicata non è riuscito a sfondare, e questo a permesso agli istituti tradizionali di capire che i consumatori non sono disposti ad accettare novità, anche se piene di appeal, nel momento in cui non intravedono una reale e profonda motivazione di fondo (oltre che un’interfaccia vicina alle proprie esigenze) per adottare nuovi strumenti. «Anche con l’avvento di Google e di Samsung Pay, sembrerebbe che queste piattaforme abbiano di fronte a sé un lungo percorso di graduale accettazione da parte del mercato di massa», commenta Gilles Ubaghs, Senior Analyst della divisione Financial Services Technology di Ovum.

Anziché puntare i riflettori sui mobile wallet, il gruppo ha preferito piuttosto sottolineare l’importanza che rivestirà il Blockchain (la tecnologia che abilita le crittovalute come Bitcoin, per esempio) nell’economia distribuita che sta muovendo oggi i primi passi con alcune pionieristiche applicazioni pratiche. «Di certo non tutte le organizzazioni avranno bisogno del Blockchain nel breve termine”, dice Ubaghs, «ma ciascuna ha la necessità di comprendere in che modo implementarlo nel proprio business. Le implicazioni di questa tecnologia sulle operazioni finanziarie fanno chiaramente capire che chi oggi si muove con lentezza, domani rischia di perdere enormi opportunità».

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