Il 2025 ha segnato un salto decisivo nell’evoluzione delle truffe online, con tecniche sempre più iperrealistiche rese possibili dall’utilizzo dell’intelligenza artificiale. Come sottolinea la ricerca condotta da CRIF, SDA Bocconi e Assofin, i criminali digitali sfruttano strumenti come deepfake vocali e chatbot ingannevoli, rendendo estremamente difficile per gli utenti distinguere una comunicazione autentica da un tentativo di truffa. Queste operazioni minano la fiducia nei servizi finanziari attraverso attacchi sofisticati di “phishing”, “vishing” e “social engineering”.

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Lo studio: misurare la resilienza con l’Indicatore di protezione dalle frodi
Per comprendere il livello di esposizione dei consumatori, CRIF, SDA Bocconi e Assofin hanno sviluppato l’“Indicatore di Protezione dalle Frodi (IPF)”, uno strumento che valuta quanto le persone siano preparate e “resilienti” di fronte ai tentativi di truffa online. Lo studio evidenzia che “oltre un quarto degli intervistati (27%)” ha già subito frodi digitali, come furto di dati o credenziali bancarie.
Ancora più allarmante è il dato secondo cui “il 54% del campione ha presentato una protezione parziale o fragile”, segnale di una vulnerabilità diffusa che espone gli utenti a rischi elevati, aggravati dall’uso fraudolento dell’intelligenza artificiale.
Chi è più resiliente? Istruzione e reddito fanno la differenza
Dalla ricerca emerge che “i profili meno esposti alle frodi online si osservano tra chi ha un’istruzione più elevata o un reddito maggiore”. L’esperienza diretta di un tentativo di truffa sembra inoltre favorire una maggiore consapevolezza, collocando più spesso questi individui nella fascia intermedia di rischio.
Il quadro complessivo conferma che la resilienza antifrode nasce dall’integrazione tra tecnologia, conoscenza e responsabilità personale: riconoscere i segnali di rischio e utilizzare con prudenza gli strumenti digitali rappresenta un vantaggio decisivo nella difesa dalle minacce.
L’educazione finanziaria come “moltiplicatore di protezione”
Secondo la ricerca “Dal rischio alla resilienza: l’Indicatore di protezione dalle frodi (IPF) come strumento di prevenzione e protezione dei consumatori”, le competenze finanziarie incidono in modo diretto sul comportamento degli utenti. Come evidenziato dagli esperti, “l’educazione finanziaria si comporta da vero ‘moltiplicatore di protezione’”, poiché incentiva scelte più prudenti e consapevoli, sia sul piano tecnico sia su quello psicologico.
Il ruolo degli istituti finanziari: tecnologia avanzata e formazione diffusa
Le banche e gli operatori del credito sono chiamati a un duplice compito. Da un lato devono investire in strumenti tecnologici evoluti – dall’AI per l’analisi delle anomalie al monitoraggio real-time, dai sistemi biometrici alle soluzioni di analisi comportamentale – capaci di intercettare frodi sempre più sofisticate.
Dall’altro, è indispensabile innalzare il livello di educazione finanziaria e digitale degli utenti, attraverso programmi formativi, campagne informative e simulazioni di attacco che aiutino i consumatori a riconoscere tempestivamente situazioni sospette.
Proteggere il sistema in un contesto di innovazione incessante
La minaccia delle frodi digitali rappresenta oggi un costo elevatissimo in termini economici e reputazionali. Per questo è essenziale proteggere “utenti, imprese e operatori”, rafforzando la capacità di resistenza del sistema finanziario in un’epoca in cui l’innovazione tecnologica corre veloce, ma altrettanto velocemente si evolvono le tecniche criminali.





