Sospeso il programma Cashback di Stato, una scelta definitiva?

È quanto è stato deciso durante la riunione della cabina di regia a Palazzo Chigi. L’operazione si è fermata alla scadenza del 30 giugno 2021: previsto il rimborso delle somme accumulate con i pagamenti delle carte di debito e credito e il super premio da 1.500 euro ai maggiori utilizzatori di moneta elettronica

Pubblicato il 03 Lug 2021

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Il meccanismo del Cashback – disciplinato dal Decreto 24 novembre 2020, n. 156 del Ministero dell’Economia e delle Finanze – era stato ideato all’interno del Piano Cashless Italia per incentivare il ricorso ai pagamenti elettronici alternativi al contante come bancomat e carte di credito, prevedendo la restituzione sul conto corrente fino a 150 euro ogni sei mesi per chi, nello stesso periodo, avesse effettuato almeno 50 pagamenti digitali. Sin dalle origini era stata concepita come misura temporanea, predisposta fino a fine giugno 2022.

Ma dal 1° luglio, cioè alla fine del primo semestre di piena operatività, è stato deciso uno stop al Cashback per sei mesi fino al 31 dicembre 2021 come ufficializzato nell’articolo 1 del Decreto-Legge 30 giugno 2021, n. 99 (c.d Decreto Lavoro). Resta comunque assicurato, il rimborso delle somme accumulate fino al 30 giugno e il Super Cashback, il premio speciale da 1.500 euro (rinviato al prossimo 30 novembre), per i primi 100 mila cittadini con il più alto numero di transazioni.

Stando ai numeri sembra che il cashback abbia portato buoni risultati. Sono infatti oltre 8 milioni e novecento mila le persone che finora, scaricando la App IO, hanno effettuato oltre 784 milioni di transazioni. Circa 5,9 milioni di utenti hanno disposto più di 50 operazioni e hanno quindi maturato il diritto a ricevere un rimborso fino a 150 euro. Su questa linea, tra i molti, il Ministro delle Politiche agricole, Stefano Patuanelli auspica che “si possa tornare indietro su questa decisione”. Sottolineando “il ruolo del Cashback come strumento perfetto di incentivo all’utilizzo di pagamenti elettronici e di lotta all’evasione“.

Le ragioni del Governo dietro allo stop del Cashback

Ma sia fonti di governo che del MEF – come riportato dal Sole24Ore – assicurano che il presidente del Consiglio, Mario Draghi, sarebbe “deciso a tirare dritto”. Questo perché “Il cashback ha un carattere regressivo ed è destinato ad indirizzare le risorse verso le categorie e le aree del Paese in condizioni economiche migliori” spiegano fonti di Palazzo Chigi. La maggiore concentrazione dei mezzi alternativi al contante si registra tra gli abitanti del Nord e, più in generale delle grandi città, con un capofamiglia di età inferiore a 65 anni, un reddito medio-alto. Anche se non esistono a tutt’oggi dati specifici al riguardo, è presumibile che siano queste categorie a trarre i maggiori benefici dal cashback e dai bonus e superbonus collegati. La misura, secondo il presidente del Consiglio, rischia perciò di accentuare la sperequazione tra i redditi, favorendo le famiglie più ricche e determinando un effetto moltiplicativo sul PIL non sufficientemente significativo a fronte del costo della misura.

Inoltre, secondo le stesse fonti, non esiste alcuna obiettiva evidenza della maggiore propensione all’utilizzo dei pagamenti elettronici da parte degli aderenti al Programma. Quasi il 73% delle famiglie già spende tramite le carte più del plafond previsto. Pertanto, la maggior parte potrebbe ricevere il massimo vantaggio anche senza intensificare l’uso di questi strumenti di pagamento. È invece improbabile che chi è privo di carte o attualmente le usa per un ammontare inferiore al plafond possa effettivamente raggiungerlo, perché la maggior parte di loro non è nella condizione di spendere quelle cifre. In media, le famiglie con minori risorse dovrebbero aumentare la loro spesa con carte di una quota prossima al 40%, mentre  per le famiglie più abbienti questa quota è pari all’1%.
In riferimento a questa decisione va ha anche sottolineato come l’onerosità della misura, pari a 4,75 miliardi di euro, debba essere valutata non solo in relazione ai benefici attesi, ma anche del costo e dell’attuale quadro economico e sociale, che ha visto – nel 2020 – 335 mila nuovi nuclei familiari e oltre 1 milione di persone in più entrare in povertà assoluta (dati Istat). E’ poi ancora difficile stimare gli effetti della misura sul gettito considerando che gli effetti del cashback si avvertono soprattutto in settori già a bassa evasione.

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