Lotta alla corruzione, il progetto Capaci ai blocchi di partenza

Pubblicato il 30 Lug 2014

Alessandro Longo

Liliana Fratini Passi, direttore generale del Consorzio Cbi

Banche e aziende sono nel mezzo di una transizione che, attraverso strumenti digitali, consentirà il monitoraggio finanziario di tutti i flussi di denaro associati alle grandi opere. Lo scopo è duplice: avere maggiore contezza di come si usa il denaro pubblico, ma soprattutto supportare le indagini contro l’infiltrazione della criminalità negli appalti pubblici.

Il decreto legge 90 del 24 giugno rende obbligatorio adeguarsi a questo nuovo sistema, anche se «l’obbligo si perfezionerà con una delibera Cipe, prevista entro l’estate», dice al nostro sito Liliana Fratini Passi, direttore generale del Consorzio Cbi, che ha sviluppato (in sinergia con Abi) il progetto di monitoraggio, tecnicamente denominato Capaci (Creating Automated Procedures Against Criminal Infiltration of public contracts). Lo sviluppo è avvenuto su richiesta del Ministero dell’Interno e di altri soggetti istituzionali quali la Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento per la Programmazione ed il Coordinamento della Politica Economica (DIPE), il Ministero Economia e Finanze, Dipartimento del Tesoro, il Ministero delle Infrastrutture e Trasporti, il Comitato di Sorveglianza Grandi Opere, e la Direzione Investigativa Antimafia (DIA).

Dal 2009 il sistema è stato sperimentale (con adesione volontaria dei soggetti) e ha monitorato i conti di 175 aziende appaltatrici e sub appaltatrici, per un totale di 6.500 operazioni e circa 1,2 milioni di euro, su opere come la linea C della metropolitana di Roma, la Variante di Cannitello e il Grande Progetto Pompei. Da maggio monitora anche i lavori della metropolitana M4 di Milano.

Come funziona il sistema?

La funzione di monitoraggio poggia su una serie di elementi e passi che i soggetti interessati devono attivare. Devono aprire un conto corrente dedicato a quell’opera, fare bonifici online conformi agli standard Sepa e riportarvi un apposito codice (Cup) in grado di identificare l’opera a cui il pagamento si riferisce. Noi siamo “l’autostrada” sopra la quale viaggiano le informazioni sul bonifico, fino al soggetto pubblico che deve monitorarle. In particolare, quando avviene un bonifico che risponde a questi criteri, la rete del Cbi cattura, attraverso le banche, i flussi di rendicontazione e l’esito dei bonifici fatti sui conti correnti di tutti attori coinvolti. Lo fa giornalmente e quindi veicola queste informazioni al punto di analisi del monitoraggio, gestito dal Dipartimento della politica economica – DIPE.

La nostra rete inoltre controlla la coerenza delle informazioni prima che arrivino al punto di analisi. Le informazioni finiscono in una banca dati interrogabile dagli enti interessati. Ci sono alcuni cruscotti che evidenziano tutte le situazioni potenzialmente anomale, per semplificare e velocizzare i controlli. Il sistema è in grado di mandare alert se nota anomalie nei pagamenti. Può anche monitorare come il finanziamento si distribuisce lungo la filiera, tra i sotto appaltatori. Non sarà più possibile insomma pagare soggetti esterni alla filiera.

Qual è lo sforzo tecnologico che c’è dietro questa novità?

Gli intermediari finanziari, cioè le banche, sono obbligati a sviluppare questa funzione di tracciamento. Devono investire in procedure informatiche, insomma.

E la situazione delle banche qual è? Si sono tutte adeguate?

Il 70 per cento è già pronto, avendo partecipato alla sperimentazione. Il 30 per cento restante si adeguerà quando sarà emanata – si prevede entro fine estate- una delibera Cipe che disciplinerà le modalità tecniche con cui le aziende dovranno disporre i pagamenti e con cui le banche dovranno catturare le rendicontazioni.

Ma quindi adeguarsi a Capaci non è ancora obbligatorio?

Il decreto ha fissato l’obbligo, ma ha indicato la delibera Cipe per completarlo. Ci aspettiamo che la delibera sancirà quanto fatto fino ad ora durante la sperimentazione.

In termini di digitalizzazione del sistema Paese, qual è l’impatto di questo progetto?

Per avere il senso della portata: teniamo conto che l’obbligo si riferisce a 200 grandi opere pubbliche in Italia, ognuna delle quali ha circa 400 aziende collegate in filiera. Ci saranno quindi circa 80 mila conti correnti dedicati da attivare. Senza dubbio il progetto è un grosso passo avanti verso la digitalizzazione del Paese, con grandi vantaggi. Oggi i controlli delle autorità avvengono in modo analogico, nelle sedi di aziende e banche, con costi che pesano sul bilancio dello Stato. Il progetto Capaci permetterà un monitoraggio a distanza, con un risparmio enorme.

Infine, vorrei segnalare che il progetto Capaci è stato citato nella “Relazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo sulla lotta alla corruzione in Italia”, presentata a Bruxelles il 3 febbraio 2014, come best practice per la lotta alla corruzione.

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