Le PMI europee inviano ogni giorno migliaia di pagamenti oltre confine, spesso convinte che il trasferimento del denaro sia immediato quanto uno scambio di informazioni digitali. Ma il report iBanFirst 2025 “La velocità dei pagamenti internazionali” rivela una realtà molto diversa: un ecosistema di controlli, fusi orari e infrastrutture disomogenee che rallenta anche le operazioni più standardizzate.
Come spiega Michele Sansone, country manager di iBanFirst Italia, «Oggi il denaro non viaggia alla velocità delle aspettative […] Il nostro report vuole dare trasparenza a questo percorso invisibile, perché nei mercati globali la velocità dei pagamenti è un vantaggio competitivo tanto quanto il prezzo o la qualità di un prodotto.»
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Il dollaro resta il baricentro degli scambi
Dal report emerge che il 58% dei pagamenti internazionali delle PMI europee nel 2024 è stato eseguito in USD. La Cina, principale partner commerciale dell’UE per le importazioni, spinge molte imprese a utilizzare il dollaro anche nelle transazioni verso fornitori asiatici. Non sorprende dunque che i trasferimenti in USD verso la Cina guidino la classifica dei flussi più consistenti.
La velocità dipende dai sistemi bancari, non dalla distanza
Gli Stati Uniti e il Regno Unito si confermano i Paesi più rapidi nei pagamenti: oltre il 64% delle operazioni viene accreditato in meno di due ore. Tuttavia, la situazione cambia radicalmente verso Cina e Hong Kong, dove solo il 12% dei pagamenti in USD raggiunge il beneficiario nello stesso intervallo.
La ragione è infrastrutturale: normative locali, maturità dei sistemi bancari e fusi orari incidono più dei chilometri. Le valute meno scambiate – come il peso argentino o il dalasi gambiano – richiedono controlli aggiuntivi, rallentando ulteriormente il processo. E inviare fondi nella valuta locale non rappresenta una soluzione: l’invio di CNY verso la Cina è leggermente più lento rispetto ai flussi in USD.
L’“ultimo miglio” è il vero collo di bottiglia
Secondo i dati SWIFT citati nel report, il 90% dei pagamenti internazionali raggiunge la banca destinataria entro un’ora. Tuttavia, solo il 43% arriva sul conto del beneficiario nello stesso arco temporale. Questo “ultimo miglio” è il punto più critico del percorso, tra controlli manuali, sistemi legacy e procedure variabili da banca a banca.
Intermediari bancari: una complessità non sempre penalizzante
In media, un pagamento internazionale europeo passa attraverso 1,9 banche intermediarie. La Francia ne utilizza in media 2,5, la Bulgaria 1,5. Ma più intermediari non significa necessariamente più lentezza: nel caso degli Stati Uniti, reti di compensazione automatizzate garantiscono tempi molto veloci nonostante il maggior numero di passaggi.
Il fattore tempo: la cronologia decide la velocità
L’analisi rivela che l’orario di invio può determinare la riuscita di un pagamento in giornata. Chi avvia un’operazione prima delle 10 del mattino ha ottime probabilità di completarla rapidamente. Al contrario, il venerdì pomeriggio rappresenta un punto critico: ciò che parte dopo i cut-off rischia di sbloccarsi solo il lunedì.
A questo si aggiunge l’asimmetria dei calendari festivi globali. Il Capodanno Cinese, ad esempio, può bloccare per giorni intere catene di pagamento, con impatti immediati sulle supply chain europee.
Un sistema che corre a velocità diverse
Il report iBanFirst 2025 conferma dunque che Est e Ovest viaggiano a due velocità. E mentre il commercio guarda sempre più all’Asia, la rapidità dei pagamenti continua a dipendere dall’efficienza delle infrastrutture finanziarie. Per le imprese europee, comprenderne dinamiche e limiti non è più un esercizio tecnico, ma una leva competitiva essenziale.



