L’e-payment vale lo 0,3% del PIL: lo dice il Governo

Pubblicato il 13 Nov 2013

Ivano Asaro

Alberto Giorgetti, Sottosegretario al Ministero dell'Economia e delle Finanze

Gli italiani, è risaputo, amano il contante. Oltre l’86% delle transazioni avviene ancora in denaro cash. Purtroppo, vien da dire. Diversi studi infatti dimostrano come un utilizzo più diffuso dei pagamenti elettronici permetterebbe un importante risparmio per la nostra economia.

L’ha dichiarato di recente anche il sottosegretario all’Economia Alberto Giorgetti che, rispondendo a un’interrogazione in commissione Finanze alla Camera, ha affermato: «Si può stimare un risparmio complessivo per l’economia pari allo 0,3% del PIL, qualora l’Italia si posizioni al livello dei Paesi europei più evoluti in termini di diffusione di strumenti di pagamento elettronici in sostituzione sia del contante, sia delle tecnologie transattive tradizionali».

L’aumento dell’utilizzo di strumenti elettronici di pagamento potrebbe generare infatti due tipologie di benefici: da un lato permetterebbe di ridurre l’entità del “sommerso” in Italia, dall’altro di ridurre il costo di gestione del contante, spesso sottovalutato dagli esercenti stessi, ma che secondo i dati di Banca d’Italia ammonta a circa 8 miliardi di euro all’anno.

Considerato che il PIL italiano nel 2012 è stato di circa 1500 miliardi di euro, la cifra di cui parla Giorgetti è di circa 4,5 miliardi l’anno. Un dato coerente come ordine di grandezza con le stime dell’Osservatorio Agenda Digitale del Politecnico di Milano, secondo il quale se si riuscisse a incrementare la quota di transazioni tramite strumenti di pagamento elettronici del 50%, almeno 17 miliardi di euro potrebbero emergere dall’economia sommersa. Cifra che, tra IVA e imposte sul reddito, porterebbe un gettito incrementale per le casse dello Stato nell’intorno dei 6-7 miliardi di euro all’anno. Guardando invece al costo della gestione del contante, lo stesso 50% in più di transazioni in elettronico porterebbe a un ulteriore risparmio di circa 800 milioni di euro per il Sistema Paese, ripartiti per il 45% a vantaggio del sistema bancario, e per il restante 55% a vantaggio degli esercenti.

Cifre da capogiro, quindi. E la domanda sorge spontanea: che cosa stiamo aspettando?

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